Mai come in questo momento le parole del poeta Rocco Scotellaro ci aiutato nel definire questa giornata importante: l’alba è nuova, è nuova.
Senza questa Europa il Mezzogiorno non avrebbe avuto alcuna possibilità di ripartenza e di riscatto.
Le aree interne e marginali non solo non avrebbero potuto giocare la partita di un possibile sviluppo ma con la crisi determinata dalla emergenza covid19 sarebbe stata morta certe vista, innanzitutto, la forte crisi demografica che le attraversa. Grazie al Governo Conte e alla maggioranza che lo sostiene c’è un’alba nuova.
Anche per questo stiamo lavorando con il Ministro Provenzano ad un documento che il Pd offrirà al confronto territorio per territorio e al Governo Conte per le scelte verso le quali dettagliare gli interventi per i prossimi anni partendo dal vincolo di almeno il 34% di investimenti da destinare al Sud in base alla popolazione residente. E forse sarà necessario andare oltre per recuperare le risorse che in questi anni sono state al di sotto di questa percentuale e per superare l’esclusivo criterio della “spesa storica” che potrebbe fotografare i divari e non ridurli.
Le forze sovraniste (Lega e Fratelli d’Italia) avevano scommesso sul fallimento dell’Europa e delle trattative, come avrebbero voluto i loro amici cosiddetti “frugali”: non un centesimo all”Italia.
E invece arriveranno 209 miliardi di cui 81 di sussidi, molto di più e meglio di quello che fu il piano Marshall nel secondo dopoguerra.
Adesso magari diranno che si poteva fare diversamente, meglio e di più. Il copione é scontato.
Ma cosa ne sarebbe stato del Mezzogiorno e della Basilicata senza questa Europa e senza questo accordo?
Oggi davvero possiamo concretamente costruire una prospettiva partendo da investimenti nelle infrastrutture, rafforzando i diritti e aprendo le porte del futuro ad una nuova generazione.
Ad esempio l’alta velocità/capacità Salerno Reggio Calabria e la Battipaglia Potenza Metaponto Taranto sono una concreta possibilità. Nel caso di questa trasversale ferroviaria siamo di fronte una infrastruttura che tiene maggiormente unito il Mezzogiorno e lega ancor di più la Basilicata: due province (Potenza e Matera) spinte verso la Campania e la Puglia si abbracceranno in maniera più forte.
Senza queste risorse quindi nulla sarebbe stato possibile. C’è un ormai ordinario silenzio del Presidente Bardi e un assordante silenzio, forse per paura del suo capo politico Salvini, del Sindaco della Città capoluogo di Regione peraltro “coinvolta” in maniera rilevante da questo quadro strategico infrastrutturale così come dalla concreta possibilità del corso di Laurea in Medicina e del rilancio dell’ospedale San Carlo e dell’intero sistema sanitario lucano.
E ancora di più pesa, purtroppo, il ritardo di oltre un anno del Piano Strategico Regionale il cui iter si è avviato da qualche giorno. Si avverte ancora di più il grido di allarme uscito venerdì scorso dagli Stati Generali dell’economia e del lavoro.
Il Governo Bardi, atterri in terra lucana, apra subito il confronto con i soggetti sociali e con le forze politiche e consiliari per dare velocità e qualità alla programmazione e farsi trovare pronto al confronto con il Governo Conte.
Prenda atto che l’opposizione in Basilicata è maggioranza in Parlamento e che una robusta squadra di lucani ha responsabilità rilevanti per il futuro del Paese e quindi anche della nostra Regione.
E nella chiara distinzione di ruoli e dopo aver preso atto della litigiosità e inconcludenza di questo centrodestra lucano, prevalga in ogni caso l’interesse dei lucani. Credo che il Pd, il Centrosinistra e il M5S hanno esperienza e freschezza, idee e visione da mettere a servizio del futuro della Basilicata.
Il Presidente Bardi salga a bordo ed eviti che la nave vada nella direzione sbagliata verso cui la stanno spingendo una miscela di inadeguatezze e scimmiottamenti comunicativi inconcludenti.